sabato 12 novembre 2011

Anno 0.1

Perché anno "0.1"?
Perché non semplicemente "anno 0"?
Perché dall'esatto momento in cui Berlusconi salirà al Quirinale a rassegnare le dimissioni nella sua usuale nuvola indistinta di fischi ed applausi, si chiuderà definitivamente un'epoca: 19 anni (o meno) che forse non sono stati 20 per evitare una scomoda simmetria, ma ci sono sembrati almeno un ventennio.
Se non di più.
Se fosse soltanto la fine del Berlusconismo, in tutte le sue idiosincrasie e distorsioni, io non sarei qui a scrivere, sarei per strada a festeggiare, forse non ubriaco ma brillo, intonando canzoni d'altri tempi, e tornerei a casa alle 3 per scrivere dell'inizio della ricostruzione, dell' "anno 0".
Ma  non siamo all'anno 0: Monti è già dietro la porta con il suo carico di tecnici (solo tecnici? a quanto possiamo capire attualmente, si) e con il suo curriculum da Commissario europeo, da neo-Senatore a vita e, qualcuno se lo scorda, da advisor della Goldman Sachs e della Coca Cola company.
Non sono sconvolto, sconcertato o indignato, forse lo sarei stato dieci anni fa: è quello di cui il paese ha bisogno in questo momento, su questo non c'è dubbio e credo che sempre più gente se ne renda conto, ed il PD ha fatto sicuramente bene ad appoggiare il Presidente Napolitano nella sua scelta (anche se il tempo futuro in attesa delle consultazioni sarebbe d'obbligo!).
Chiunque conosca la situazione economica italiana e mondiale sa che gli stati oramai da anni non sono più il fulcro dell'economia mondiale: i famosi derivati, da soli, coprono più dell'802% del PIL mondiale (https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinADZCG2oYC6TEaJCSyQtYRctThNvoH4h1vYNPGS4NyETFYtiOryKlY-DslkARpVet0frjLcrUabfIqJk3eQB4Yc8NOlgbrAWVd4d0_Vm3FKfrpcM5cRQ0lyTCsopGt391lhdorHZuU2A/s400/derivatives+pyramid.jpg)  e non è certo l'unico indice che dimostra quanto andiamo dicendo.
E' l'anno 0.1: un nuovo inizio, una nuova sfida, qualcosa di spaventoso, emozionante e così immenso da lasciare spiazzati, anche se solo per qualche secondo.
Bisogna trovare un nuovo ed inedito equilibrio fra mercato globale ed interessi dei singoli cittadini: ma c'è poco tempo, i partiti (e parlo soprattutto del PD) devono trovare una nuova collocazione in fretta, senza indugi, devono con forza rivendicare il loro ruolo centrale nella difesa dei diritti dei singoli.
Anche in mezzo a questo tumulto, alle urla "buffone buffone" che iniziano a risuonare per le vie di Roma, il PD deve trovare il coraggio di non farsi schiacciare fra i due fuochi dell'anti-politica e dell'economia, deve mettere da parte le bandiere da manifestazione di piazza e portare avanti all'interno del nuovo governo gli ideali che ha coraggiosamente sbandierato negli ultimi mesi: riforme istituzionali, crescita e politiche occupazionali per i giovani davanti a tutti.
E' vero, personalmente ad un governo tecnico avrei preferito una Große Koalition di tipo tedesco, un accordo PD-PDL guidato da una personalità esterna, ma ormai, in assenza di un qualsiasi incontro Bersani-Berlusconi, l'ipotesi sembra tramontata: non importa, non sono soltanto i ministri a fare uno stato e non è questo il momento di lamentarsi, di sottolineare l'occasione persa o di esultare come se avessimo vinto i mondiali.
E' il momento di prendere decisioni forti, magari anche difficili, ma sempre tenendo a mente che il PD non può appiattirsi soltanto sul mercato dimenticandosi dei bisogni dei cittadini, delle speranze e dei desideri di una generazione che, fino adesso, ne ha visti avverarsi ben pochi.
Inizio questo blog affacciato su di un nuovo periodo storico, in un misto di speranza e preoccupazione.
E' l'anno 0.1, e c'è un'intera generazione che aspetta risposte.
Spero, con un pizzico di ottimismo che non fa mai male, che il PD riesca a darle a costo di dover scavalcare mari e Monti, insieme al mercato e non certo per il mercato.

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